L’uomo, l’albero che cammina

L’uomo è fatto la stessa maniera dell’albero, ha due rami per interagire con il cielo e due radici per dialogare con la terra. Ha ottenuto in più una licenza del suolo e invece di starci dentro, deve starci sopra.

Quando un uomo e un albero si incontrano, scatta molto spesso qualcosa di simile al complicità.

L’albero diventa una scala vegetale e offre il proprio corpo all’uomo per salire.

È un invito fatto con spirito e con impulso di conquista.

L’uomo, salendo, accetta di diventare un po’ più aria che terra, flette i suoi tendini e spinge lo sguardo verso l’alto.

Mentre sale, l’uomo si carica di tensione e si allontana da un magnete, dalla terra.

Il basso si fa voragine, vertigine.

A questo punto l’albero converte il suo invito da salire a sostare. Lo spirito si trasforma in anima e da verticale ed ascendente diventa orizzontale e statico.

I rami avvolgono l’uomo, offrendo protezione, le foglie lo nascondono, l’altezza si fa caverna e la luce si fa ombra. L’uomo accetta nuovamente e arresta la sua salita.

Si fa più vicino all’albero cercando sicurezza ed intanto lo esplora.

Lo sguardo si apre a nuove prospettive, l’albero si stringe su di lui, un calore diverso riscalda il suo torace.

Una mano invisibile lo ha spinto oltre il suolo, ora la stessa mano gli propone di osare ancora e, per questo motivo, l’albero interviene nuovamente ricordando all’uomo la sua appartenenza: puoi salire, puoi sostare, ma poi devi scendere, non puoi andare oltre.

La scala mostra il suo ultimo gradino, non è lunga quanto vorrebbe l’uomo. E’ una lunghezza utile ad esplorare, ma non a superare se stessi.

Nell’incontro si alternano un uomo che si fa bambino, esploratore, ed infine anziano ed un albero che si fa prima bambino, poi madre, e infine padre.

Nell’abbraccio tra madre e bambino, l’albero è un autentico grembo dinamico che protegge ma permette alla vita in custodia di nutrirsi e di interagire con l’ambiente esterno. Il bambino può allungare le proprie braccia, toccare e conoscere, ed allo stesso tempo le braccia della madre possono allungarsi e dare al bambino vedute diverse.

La relazione si traduce in un’interazione anche con il suolo oltre che con il cielo.

È sufficiente toccare un tronco per sentire dentro qualcosa che a che fare con la roccia e con il metallo. L’albero è sinapsi per frequenze minerali e oscurità che vengono rese evidenti e trasmesse. Spostando la propria posizione consueta, ovvero sulla terra, l’uomo si espone ad una nuova sensorialità. Come un arto che sostiene una mano che racchiude un essere, l’albero si offre come strumento esperienziale all’uomo, dimostrato quanto sia importante ricevere protezione e possibilità di crescita e, allo stesso tempo, di offrirle. Due atti che sono alla fine, un atto solo.