Agire, restare, che fare???

Le emozioni sono un importante elemento dell’inconscio. Sono loro che ci spingono a continuare la nostra vita secondo i programmi che si sono rivelati favorevoli o ci frenano nell’insistere e nel cercare di attuare quelli che si sono rivelati negativi.

Le emozioni vanno comunque tenute sempre sotto controllo, il controllo dev’essere vigile, il conscio dev’essere attento, altrimenti rischiamo di imbarcarci in azioni tutt’altro che ottimali, che sono negative per il nostro benessere totale. Pensiamo ad esempio ai rimpianti, che senso ha voler tenere conto di quello che è successo nel nostro passato prima di decidere per il futuro? Il continuare a pensare che se avessi fatto in un determinato modo, se avessi agito nell’altra maniera, le cose sarebbero andate diversamente, non ha senso, tanto non è modificabile perciò non ha senso rimpiangere di non aver fatto una determinata scelta come non ha senso aggiungere anche la preoccupazione per il futuro.  Se invece ci preoccupiamo di eventuali eventi negativi in questo momento, sconosciuti, incerti, qui la faccenda ha una funzione completamente ,anzi doppiamente, negativa: se questi eventi negativi accadono, ci dobbiamo preoccupare di trovare la soluzione al problema … Insomma abbiamo a che fare con una doppia preoccupazione di cui la prima totalmente inutile.

Che dire dell’invidia??? A volte può essere positiva, a volte negativa. L’invidia positiva è guidata da un controllo consapevole e può essere un modo per spingere la persona che ne soffre a migliorarsi. L’invidia negativa, ben più comune, è totalmente inquinata dal desiderio di essere uguali o superiori all’altro e se la differenza è dovuta a fattori difficilmente modificabili si ha un’esplosione di sentimenti negativi, di rivalsa e mezzucci per sminuire il soggetto irraggiungibile. Anche in questo caso l’inconscio fa in modo che si inneschino emozioni che la coscienza dovrebbe ridimensionare, inibire o addirittura bandire, peccato che a volte sia la coscienza ad essere inibita.

Poi ancora pensiamo alla gelosia, una variante dell’egocentrismo, ovvero quel desiderio che qualcosa o qualcuno continui a restare sempre nostro, al fine di soddisfare i nostri piaceri, oppure la persona insicura, fa di tutto pur di rimanere al centro degli interessi dell’amato/a, perché c’è il tentativo strenuo di controllare la volontà dell’altro, con esiti il più delle volte controproducenti visto che nessuno ama farsi controllare.

Pensiamo poi alle perdite.. Il timore di perdere fa sì che si sprechi o si soffochi le emozioni e che non si calcoli l’esatto livello di rischio e di incertezza. Perciò, la paura di perdere induce a prudenze ingiustificate, a situazioni che generano l’immobilismo. Quando si potrebbe ottenere un risultato più soddisfacente semplicemente diversificando amicizie, lavoro, investimenti, solo per fare qualche esempio, per evitare di concentrarsi solo in un’unica direzione e spesso anche in fissazioni che ci possono portare a scambiare la cocciutaggine per il rispetto di sé stessi. Continuiamo il nostro percorso tra le emozioni parlando di empatia. Che cos’è l’empatia? È l’immedesimarsi negli altri, condividendo gioie e dolori, cosa indubbiamente positiva se praticata con ragione e moderazione ma prestando molta  attenzione affinché non si coinvolgano altre persone che potrebbero avere delle conseguenze negative, il confine tra empatia e presunzione di sapere è molto sottile e si potrebbe finire con il pretendere d’imporre decisioni e preferenze solo nostre. Purtroppo, crescendo,  siamo portati a pensare che il futuro si ripeterà secondo linee già conosciute, già sperimentate in passato. In realtà tutto cambia, noi per primi, volendo o meno, come pure variano preferenze e stili di vita e questo spesso ci porta a non investire sulla cosa più importante, il nostro capitale umano, investire su di noi, questo aumenterebbe le nostre capacità potenziali e l’adattamento a nuove situazioni di vita, perché spesso ci illudiamo che la nostra vita sia fatta di brevi cicli senza grandi mutamenti. Dedichiamoci ora al sapere e alle sue trappole.

Chi conosce poco, pensa di sapere molto perché la sua area di azione è di modeste dimensioni e questo lo porta a credere di sapere tutto quanto è necessario sapere perché, a parere suo, il futuro si ripeterà come in passato, sottostimando in questo modo il mondo con la sua incertezza e il relativo cambiamento. Nuovi futuri lo troveranno completamente impreparato e con il suo modesto bagaglio, non sarà in grado di differenziare le sue risorse…